Una storia di famiglia: i Dilewyns e la birra Vicaris

 

Foto: vicaris.be

Foto: © Niko Caignie – Vicaris.be

 

Sui muri della Brouwerij Dilewyns, dove si producono le birre Vicaris, c’è un documento del 1875 che attesta la professione della bis-bis-bis-bis-bisnonna di Anne-Cathérine Dilewyns: “Birraia professionista”.

 

Ma questa non è la storia di un birrificio tramandato di generazione in generazione, come tanti altri in Belgio. Non racconta di birre spillate in tempo di guerra o di rivoluzioni vissute da antenati birrai. Infatti, nel caso di Vicaris ciò che è stato tramandato è lo spirito da Birraio, passato da una generazione all’altra.

 

Anne-Cathérine, con suo padre, ha iniziato questa nuova avventura servendo birra casalinga nei festival, prima di iniziare a produrre quantità più grandi in un birrificio a contratto vicino. Ha imparato l’Italiano così da poter comunicare con efficacia con gli artigiani che avrebbero successivamente costruito il suo birrificio, così da poter restituire il nome della sua famiglia al mondo della birra.

 

Nel 2011 i Dilewyns hanno aperto il loro birrificio. Anne-Cathérine aveva 24 anni. Master in economia, studiava di notte la birrificazione e i processi di ingegneria industriale che vi stanno dietro, per iniziare con il padre, un ex-dentista, a produrre le sue ricette originali. E diventare il birrificio più nuovo in un Paese ricco di birrifici storici e di fama mondiale.

 

Dal 1875 al 2016: ci passano centoquarantuno anni, cinque generazioni e un panorama delle birre completamente differente. Ma i Dilewyns stavano iniziando di nuovo a fare grandi birre belghe.

 

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© Dick Van Esbroeck via Wikimedia Commons

© Dick Van Esbroeck via Wikimedia Commons

“Ricordo quando eravamo più giovani, papà era sempre occupato a fare birra, imbottigliare e tutto il resto, e noi dovevamo dare una mano.”

 

“Papà” è Vincent Dilewyns, un ex-dentista e birraio casalingo. Chi parla è la figlia Claire, laureata in marketing che oggi si occupa di tutto ciò che non è produzione: tenere i conti, effettuare le spedizioni, organizzare le visite e gli incontri con la stampa. E il marketing? C’è, anche se lei lamenta il fatto che a volte con il budget non si va oltre i sottobicchieri o i volantini. La sorella Anne-Cathérine invece si occupa della produzione.

 

“Abbiamo iniziato come un birrificio a conduzione individuale. Ora siamo uno dei più grandi fra i birrifici piccoli. Non è più un hobby!” mi dice Claire.

Vincent ha iniziato a fare birra in casa con un macchinario da 100 litri a Grembergen nel 1990. Quando le sue birre hanno iniziato ad avere un seguito fra la famiglia e gli amici, ha deciso di portare le sue ricette al birrificio a contratto De Proef, sito a Lochristi a nord di Ghent. La prima tornata di birra è stata tutta venduta in pochissimo tempo, e le successive allo stesso modo.

 

Claire ricorda bene: “Alla fine i ragazzi di De Proef stavano facendo circa 400 ettolitri per noi, che è parecchio per un birrificio a contratto.

 

La domanda era a quel punto: proviamo a fare da soli, oppure smettiamo? Mio padre aveva il suo lavoro, e noi stavamo ancora studiando. Quindi abbiamo dovuto affrontare una scelta difficile, ma abbiamo deciso di percorrere la strada della birra.

 

Il birrificio dei Dilewyns ha aperto nel 2011. Da allora, la produzione della Vicaris è passata dai 700 ettolitri fino a oltre 3000 ettolitri – e stanno costruendo nuovi impianti che dovrebbero garantire un raddoppio fino a 6000 ettolitri.

 

Le esportazioni al momento contano per circa il 13% delle vendite. “Volevamo farci un nome prima in Belgio, e solo successivamente passare all’esportazione. Ci va tempo per costruirsi delle relazioni in posti come gli Stati Uniti, il Canada, o l’Italia”. Vendono anche in Olanda, Francia e in misura minore in Spagna.

 

A Maggio il birrificio ha lanciato una nuova birra, la Vicaris Lustrum, per celebrare un quinquennio di produzione nella loro attuale sede, e dieci anni del marchio “Vicaris”. Il nome non solo è un riferimento alla figura del “Vicario”, ma è anche una combinazione fra “Vi-“ che sta per Vincent e “-caris”, un riferimento alla sua vecchia professione dentistica.

 

Dunque in un birrificio con soli tre uomini nello staff (Vincent, un birraio e un magazziniere) è difficile essere una donna? “All’inizio non è stato tutto rose e fiori. La gente era scettica, non solo perché siamo donne ma anche perché siamo molto giovani. Sapevamo che avremmo dovuto dimostrare di essere in grado di farcela e che sarebbe stato difficile, ma siamo riuscite a guadagnarci il rispetto della comunità dei birrai del Belgio. In parte perché venivamo da origini umili, ma anche perché il nostro prodotto è molto buono: e questo è un fattore molto apprezzato dai colleghi Birrai” ha dichiarato Claire Dilewyns “Li abbiamo anche invitati alla nostra inaugurazione e sono venuti in circa duecento. Erano tutti qui da noi”.

 

Foto: vicaris.be

Foto: vicaris.be

 

Fonti:
• Erica Shea & Stephen Valand, Make Some Beer: Small-Batch Recipes rom Brooklyn to Bamberg, Clarkson Potter 2014
Belgian Beer & Food n° 5/2015

Foto: © Niko Caignie – Vicaris.be o Dirk Van Esbroeck via Wikimedia Commons

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