Assaggiamo Fort Lapin Wit, The Politician di Hof Ten Dormaal e Vliegende Paard Préaris Smokey Li
Fort Lapin
Fort Lapin è un birrificio che nasce a Bruges nel 2011; Kristof, il titolare, decide di chiamarlo così riprendendo il nome di una vecchia fortezza costruita in passato a protezione della città e sfruttando la traduzione della parola Lapin (dal francese, coniglio) creando così un piacevole logo. Dopo anni di sperimentazione Fort Lapin presenta una gamma completa che ricalca la tradizione dei tipici stili del Belgio, come sempre con l’apporto personale e caratterizzante del birraio. Alla base, un’attenta selezione degli ingredienti, a partire dal luppolo utilizzato, esclusivamente belga.
Blanche de Fort Lapin – Wit
La birra di entrata nel mondo Fort Lapin è sicuramente la Blanche. Come impone lo stile si tratta di una birra con frumento, di bassa gradazione (5% alc.) e dall’aspetto biondo pallido per nulla limpida. Il cappello di schiuma è importante, non finissima ma compatta e tende a crescere versando.
Gli aromi sprigionati sono subito molto rinfrescanti: fruttato, agrumato verso il limone, un po’ di floreale su una base di cereale ben percepibile.
In bocca si ritrovano molte corrispondenze: il fruttato, sensazioni di citrico che donano un filo di amaro ed una rinfrescante asprezza; il lievito le porta il classico sentore speziato di coriandolo ma è presente anche un leggero erbaceo; garantita la giusta secchezza e la voglia del sorso successivo. Tutto sostenuto da una abbondante carbonazione, che forse potrebbe essere un po’ ridotta e da un corpo medio, come dev’essere per lo stile. Finale discreto e poco impegnativo per una birra ideale nelle giornate di calura grazie anche alla gradazione ed alla tipica freschezza delle bianche.
Hof Ten Dormaal – The Politician
Di Hof Ten Doormaal e delle sue interessanti modalità produttive abbiamo già parlato ad aprile; dopo aver assaggiato Saison e Whitegold ci dedichiamo questa volta alla The Politician, che sull’etichetta riporta la chiara definizione IPA ed una gradazione alcolica del 5,5%. Anche in questo caso Jef e la sua famiglia interpretano lo stile secondo quelli che sono diventati i tratti caratteristici della loro produzione.
A dir poco “esuberante” appena aperta, va un attimo gestita l’abbondanza di densa schiuma; nel bicchiere si presenta con un color biondo ocra e decisamente opaca a causa dell’abbondante deposito di lievito che torna in sospensione ravvivato dall’apertura.
Segnali che fanno subito capire che non siamo di fronte ad una IPA tradizionale ma a qualcosa che presenti una discreta impronta Saison. L’idea è quella di proporre una birra che, come le false promesse di un politico, abbia un attacco dolce per poi lasciare un notevole “amaro in bocca” (caratteristica delle IPA). Il naso è un po’ anomalo: si sprigionano profumi di frutta, pesca e banana; sentori luppolati intensi anche in erbaceo; cereale ben presente così come un sentore aromatico da bevanda gasata (tipo acqua tonica) e speziato da pepe.
Il gusto iniziale è dolce ed acidulo: di nuovo banana, pesca, frutti di bosco e poi scorza di limone; si ritrova il cereale maltato, con una certa densità, fino ad un accenno di caramello. A metà bocca esplode grazie alla carbonazione elevata (forse un po’ troppo). In un attimo tutto viene sopraffatto dalla parte amaricante del luppolo, ben presente: terroso, erbaceo, note di pepe e floreali che riconducono tutte ad un inequivocabile ed intenso amaro. Il lievito contribuisce ad una chiusura secca che aiuta la persistenza dell’amaro.
Nel complesso il corpo è medio per una birra che in bocca ha un percorso segnato da un break netto tra un inizio morbido ed una seconda parte decisamente amara, così come nelle intenzioni dichiarate del birraio. Una scelta che per alcuni potrà far pensare ad una birra un po’ slegata; a mio parere le componenti la rendono finemente strutturata, fino, a seconda del palato, ad essere estremamente fresca e gradevole.
Vliegende Paard Brouwers – Préaris Smokey Li
Il Birrificio Vliegende Paard si cimenta in questo caso nella creazione di una Special. La Smokey Li è infatti una birra in cui sia aroma che gusto sono influenzati dalla presenza nella ricetta del thé Lapsan Souchong.
Versata fresca, dorato-arancio, abbastanza limpida, bella schiuma chiara e abbondante, non finissima né persistente.
Molto profumata, frutta, agrumi, floreale, erbaceo e si avverte in effetti un sentore di thé ed un leggero affumicato con una buona base maltata e caramello ma sempre con sensazioni di freschezza.
Il gusto, subito non deciso, poi si rivela come gli 8% alc. di questa aStrong Ale rivisitata. Dolce, un po’ erbaceo, nuovamente si percepisce il thé, agrume e leggero affumicato con una chiusura amara e secca che rimane in bocca per un po’ e sfuma senza essere pesante. Corpo medio basso ed anche le bollicine non sono eccessive ma pizzicano il giusto e bilanciano il gusto regalando una bella sensazione di cremosità al palato.
In Belgio gli stili sono relativi: bevuta dopo una Imperial IPA bella decisa non ha affatto sfigurato; non è la solita special esotico-sperimantale ma una birra riuscita, buona alle alternativa alle “normali” di questa categoria.
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